Fino al 2014 l'Indice dei domicili digitali delle Pubbliche Amministrazioni e dei gestori di pubblici servizi (IPA), gestito dall'Agenzia per l'Italia Digitale, era annoverato tra i i registri pubblici per la notifica di atti in materia civile, amministrativa e stragiudiziale. Oggi sull'IPA sono censite tutte le pubbliche amministrazioni italiane per la sola fattura elettronica, obbligatoria verso la PA già dal 31 marzo 2015 (stiamo per festeggiare i 5 anni).
L’unico elenco pubblico riconosciuto per la validità delle notifiche telematiche verso la PA allo stato è il ReGIndE, curato dal Ministero della Giustizia. Ma presenta delle forti limitazioni:
È consultabile soltanto da uffici giudiziari, Uffici NEP e dagli utenti abilitati esterni (Avvocati e CTU), accedendo all'area riservata del Portale dei Servizi Telematici del Ministero della Giustizia.
Soltanto una minima parte delle P.A. ha ottemperato all’obbligo di comunicare al Ministero il proprio indirizzo PEC.
Così risulta assai frequente non trovare in tale registro l’indirizzo di posta elettronica certificata della P.A. alla quale si deve eseguire la notifica nel caso concreto. Per fare un esempio concreto sul ReGIdE non è censito neanche lo stesso Ministero della Giustizia, che è il gestore (il paradosso dei paradossi), ad eccezione del Dipartimento della Giustizia Minorile e dell’Amministrazione degli Archivi Notarili.
Nel RegIndE può essere associato al codice fiscale dell'Ente una sola PEC. Sono esclusi tutti gli Enti, come l'INPS, che hanno un solo codice fiscale ma ramificazione territoriale, che sono per legge parti in causa del giudizio. Le PEC di tutti gli uffici dell'INPS non sono, allo stato, censite da alcun pubblico registro impiegabile ai fini della notifica di atti giudiziari [art. 3 bis L. 53/1994].
In concreto, il solo ReGIndE come pubblico elenco inibisce l’attività verso la Pubblica amministrazione e nello specifico verso l’INPS, obbligando in questa situazione di emergenza sanitaria gli avvocati a usare i canali alternativi tradizionali: gli Uffici NEP e il servizio postale con la notifica n proprio, mettendo a repentaglio la loro salute.
Una preziosa opportunità che hanno gli Avvocati per evitare il contagio e, a loro volta, il diffondere il virus, è data dalle notifiche telematiche a mezzo PEC, valide, verso tutta Pubblica Amministrazione, in generale, e verso l’I.N.P.S., nello specifico, dotati per legge di Posta Elettronica Certificata.
Reinserire l'IPA tra i Pubblici Elenchi risolverebbe tutte queste criticità:
L'IPA è già attivo e sono censite tutte le PEC delle Pubbliche Amministrazioni d'Italia, compresa l'INPS e le sue dislocazioni territoriali. Quindi non dobbiamo istituire un nuovo elenco, ma sarebbe di supporto al ReGIndE.
È stato già un Pubblico Elenco per le notifiche telematiche e l'intervento normativo sarebbe rapido e immediato, rispondendo a esigenza di necessità e urgenza.
Costituirebbe un aiuto concreto, immediato, reale, proattivo per tutti gli Operatori del Diritto: Avvocati, CTU, UNEP, Uffici Giudiziari in questa fase critica del nostro #sistemapaese.
Anche la PA si adeguerebbe all'obbligo di censire le proprie P.E.C., già vigente per i Professionisti e le Imprese.
Terminerebbero tutte le contestazioni ed eccezioni “dilatorie" sollevate nei giudizi e si limiterebbe la "libera interpretazione" rimessa alla Giurisprudenza sull'efficacia delle notifiche telematiche con risparmio di costi, tempi e risorse.
Il censimento di tutti i soggetti pubblici e privati e l’impiego di comunicazione certificata genera circoli virtuosi legati a:
Certezza dei rapporti tra i soggetti
Valore legale delle comunicazioni
Sicurezza della salute pubblica: si evita la circolazione dei soggetti in questo momento storico
Impatto ambientale pari a zero: la PEC rende più ecologiche le procedure documentali, attraverso l’eliminazione della carta.
Risparmio di tempo e costi, di risorse ed energie al #sistemapaese.
È favorita la digitalizzazione e la dematerializzazione sia nel privato che nel pubblico del nostro #sistemapaese, quindi volano di #culturadigitale e rispetto dell'ambiente: la PEC è totalmente virtuale. Non è necessario stampare i messaggi o le ricevute, tutto è in formato digitale, sicuro e facilmente reperibile.
Questi sono in motivi che mi hanno spinto a lanciare questa petizione su CHANGE il 13/03/2020 e diffonderla anche da questa pagina. Molti stanno già stanno esprimendo la loro adesione. Grazie alla Rete ora tocca a noi. Ancora di più in questo momento ognuno di noi deve fare Rete.
COME PUOI LASCIARE IL TUO SEGNO?
Sottoscrivere attraverso questo link.
Se vuoi puoi anche contribuire economicamente per rendere più visibile la petizione all’interno del portale: è una tua libera scelta.
Questa anomalia di sistema perdura dal 2014 e finora non si era mai posto il problema, perché comunque c'erano l'alternative: gli UNEP e le notifiche in proprio a mezzo del servizio postale.
Oggi, tuttavia, viviamo uno shock emozionale che ci obbliga a uscire dalla nostra zona di confort: cambierà in modo radicale il concetto di lavoro e di professione. La prova è che in brevissimo tempo, dallo scoppiare della pandemia, il Ministero della Giustizia ha adottato soluzioni in un sol colpo, prima impensabili o che avrebbero chiesto anni:
Ha reso obbligatorio il deposito di tutti gli atti fino al 31/05/2020.
Ha reso possibile le udienze remote.
Gli UNEP di fatto sono al collasso e i disservizi alla Poste italiane aumenteranno esponenzialmente. La soluzione c'è ed è a portato di un click: firmare e diffondere questa petizione.
Alcuni mi hanno chiesto se fare petizione online "dal basso" cambierà qualcosa? Per me è comunque un segnale e se non lo diamo noi questo segnale, al “cervello" non arriverà mai l'INPUT. Un po' quando uno si scotta. Il cervello (ap)prende coscienza dello shock solo scottandosi. Non è la soluzione finale che risolverà tutti i problemi, ma è un porre termine un’omissione che da tempo si stava trascinando. Per questo che chiedo anche il tuo aiuto.
SOTTOSCRIVI, SOSTIENI, CONDIVIDI, DIFFONDI (virtualmente ;-) ), nella tua rete sociale questa PETIZIONE.