Resilienza, la capacità di resistere

Resilienza, la capacità di resistere

Oggi noi tutti ci troviamo a vivere in una condizione di vita surreale, che non avremmo immaginato neanche nei nostri incubi peggiori. Paura, sconforto, amarezza ci invadono …. ma è proprio in queste situazioni di emergenza emozionale che dobbiamo farci forza e recuperare la resilienza che vive in ciascuno di noi.

Martedi 17 Marzo 2020

Avere la capacità di resistere agli eventi traumatici della nostra vita è una capacità universale che di base tutti noi abbiamo, ma che non sempre siamo in grado di tirare fuori nel momento del bisogno.

L’abilità di credere che un evento con conseguenze inevitabilmente negative può trasformarsi in una nostra rinascita si chiama resilienza. Più nel particolare la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità, è il ripristino dell’equilibrio emotivo perduto.

Le persone resilienti sono quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti (cit: Wikipedia).

La resilienza dunque è la capacità di autoripararsi dopo un Sdanno, di far fronte, resistere, ma anche costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante situazioni difficili che fanno pensare ad un esito negativo. Si può concepire la resilienza come una funzione psichica, che si modifica nel tempo in rapporto all’esperienza, al vissuto e, soprattutto, al modificarsi dei processi mentali che ad essa sottendono. La persona “resiliente” può essere considerata quella che ha avuto uno sviluppo psicoaffettivo e psicocognitivo sufficientemente integrati, sostenuti dall’esperienza, da capacità mentali sufficientemente valide, dalla possibilità di giudicare sempre non solo i benefici, ma anche le interferenze emotivo-affettive che si realizzano nel rapporto con gli altri.

Essere resilienti non significa infatti solo sapersi opporre alle pressioni dell’ambiente, ma implica una dinamica positiva, una capacità di andare avanti, nonostante le crisi, e permette la costruzione, anzi la ricostruzione, di un percorso di vita. Si tratta di un dono inestimabile, che permette di superare le difficoltà, ma che non rende invincibili, e non è neppure presente sempre e comunque: possono infatti verificarsi momenti in cui le situazioni sono troppo pesanti da sopportare, generando un’instabilità più o meno duratura e pervasiva (State of mind.it marzo 2015 Angela Gangi). Gli individui resilienti hanno, insomma, trovato in se stessi, nelle relazioni umane, e nei contesti di vita, la forza per superare le avversità.

E’ possibile individuare cinque componenti che contribuiscono a sviluppare la resilienza (Cantoni, 2014).

L’Ottimismo, cioè la disposizione a cogliere il lato buono delle cose, è un’importantissima caratteristica umana che promuove il benessere individuale e preserva dal disagio e dalla sofferenza fisica e psicologica. Chi è ottimista tende a sminuire le difficoltà della vita e a mantenere più lucidità per trovare soluzioni ai problemi (Seligman, 1996).

L’autostima. Avere una bassa considerazione di sé ed essere molto autocritici, infatti, conduce a una minore tolleranza delle critiche altrui, cui si associa una quota maggiore di dolore e amarezza, aumentando la possibilità di sviluppare sintomi depressivi.

La Robustezza psicologica (Hardiness). che è a sua volta scomponibile in tre sotto-componenti, il controllo (la convinzione di essere in grado di controllare l’ambiente circostante, mobilitando quelle risorse utili per affrontare le situazioni), l’impegno (con la chiara definizione di obiettivi significativi che facilita una visione positiva di ciò che si affronta) e la sfida, che include la visione dei cambiamenti come incentivi e opportunità di crescita piuttosto che come minaccia alle proprie sicurezze. Le emozioni positive, ovvero il focalizzarsi su quello che si possiede invece che su ciò che ci manca. Il supporto sociale, definito come l’informazione, proveniente da altri, di essere oggetto di amore e di cure, di essere stimati e apprezzati.

E’importante sottolineare come la presenza di persone disponibili all’ascolto sia efficace poichè mobilita il racconto delle proprie sventure. Raccontare è liberarsi dal peso della sofferenza, e l’accoglienza gentile e senza rifiuti o condanne da parte degli altri segnerà il passaggio da un racconto tutto interiore, penoso e solitario (che può sfociare in forme di comunicazione delirante) alla condivisione partecipata dell’accaduto.

In definitiva, ciò che determina la qualità della resilienza è la qualità delle risorse personali e dei legami che si sono potuti creare prima e dopo l’evento traumatico. In questo periodo storico, che certamente resterà scolpito nelle nostre menti e nelle nostre vite fatte di un prima e di un dopo, dobbiamo inevitabilmente imparare a pensare ed a vivere in modo diverso, superando la solitudine e la paura, dobbiamo elaborare il cambiamento e imparare ad usare la resilienza insita in ognuno di noi, quale capacità di elaborare l’evento negativo e quindi riuscire ad andare oltre e intraprendere un nuovo percorso di vita.

Viene alla mente una nota affermazione di Friedrich Nietche: “Quello che non mi uccide, mi fortifica”.

Certamente non sempre è facile “elaborare”, non è facile l’accettazione ma la cosa importante è pensare che ci riusciremo, pensare che si può continuare a vivere e ad essere nuovamente felici,avere la capacità di autoripararsi, ma anche di costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante le situazioni difficili che fanno pensare negativamente. Ci vorrà del tempo perché si esca dall’emergenza. E pazienza, senso di responsabilità. Certamente alla fine tutto tornerà alla “normalità”, anche se questa esperienza, una volta superata, lascerà in ognuno un segno profondo, e ci auguriamo almeno insegni a dare la giusta importanza e priorità ai valori ed alle cose realmente importanti, che la nostra società sembrava, purtroppo, avere ultimamente messo da parte.  

Avvocato Isabella Castiglione, Avvocato Rodolfo Pacor  

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