La Corte di Cassazione con la sentenza n. 15265/2023 torna ad occuparsi della rimborsabilità delle spese di assistenza stragiudiziale svolta dal legale nei confronti della compagnia di assicurazione successivamente citata in giudizio dalla autocarrozzeria cessionaria del credito vantato dalla danneggita in un sinistro stradale.
Giovedi 8 Giugno 2023 |
Il caso: La Alfa Autocarrozzeria s.r.l., quale cessionaria del credito vantato dalla signora Mevia, conveniva in giudizio la compagnia Assicurazioni s.p.a e la Sig.ra Caia chiedendone la condanna al pagamento, in solido, di somma a titolo di risarcimento dei danni patiti in conseguenza di sinistro stradale in cui era rimasta coinvolta Mevia, asseritamente da ascriversi alla responsabilità della conducente del veicolo di proprietà di Caia; costituitasi in giudizio, la compagnia di assicurazioni eccepiva che era stato raggiunto un accordo tra le parti prima dell’iscrizione a ruolo della causa.
In ragione di quanto ricevuto a seguito di accordo stragiudiziale stipulato con la Assicurazione la Autocarrozzeria. Rinunciava alla domanda relativa al risarcimento dei danni materiali, insistendo invece per la condanna al pagamento delle spese di assistenza stragiudiziale e di quelle di giudizio, da distrarsi in favore del suo difensore.
Il Giudice di pace rigettava la domanda attorea, ritenendo inefficace la cessione del credito risarcitorio a favore della suindicata Autocarrozzeria., conseguentemente carente di legitimatio ad causam; il Tribunale, quale giudice di appello, confermava la decisione del giudice di primo grado:
- condivideva le statuizioni del Giudice di pace in riferimento alla carenza di prova dell’avvenuto esborso delle spese stragiudiziali oggetto di giudizio;
- rilevava inoltre la carenza di legitimatio ad causam dell’appellante, già soddisfatta del proprio credito, vertendo il giudizio esclusivamente sugli onorari del legale antistatario.
La Autocarrozzeria ricorre in Cassazione, censurando la sentenza d'appello laddove ha erroneamente ritenuto che “il credito per le spese stragiudiziali sussistesse in capo al difensore nei confronti della compagnia assicuratrice debitrice, anziché qualificarlo quale voce del danno emergente...”; per il ricorrente pure il credito per tali spese sussiste in capo al creditore attore, mentre l’unico ambito di legittimazione autonoma del difensore riguarda l’eventuale impugnazione della pronuncia sulla distrazione.
Per la Cassazione la censura è fondata: sul punto ricorda che:
a) il rimborso delle spese di assistenza stragiudiziale ha natura di danno emergente, consistente nel costo sostenuto per l’attività svolta da un legale in detta fase pre-contenziosa:
b) l’utilità di tale esborso, ai fini della possibilità di porlo a carico del danneggiante, deve essere valutata ex ante, cioè in vista di quello che poteva ragionevolmente presumersi essere l’esito futuro del giudizio;
c) pertanto, l’attività stragiudiziale, anche se svolta da un avvocato, è comunque qualcosa d’intrinsecamente diverso rispetto alle spese processuali vere e proprie: ne deriva che, se la liquidazione deve avvenire necessariamente secondo le tariffe forensi, essa resta soggetta ai normali oneri di domanda, allegazione e prova secondo l’ordinaria scansione processuale, al pari delle altre voci di danno emergente;
d) di contro, la corrispondente spesa sostenuta non è configurabile come danno emergente e non può, pertanto, essere riversata sul danneggiante quando sia, ad esempio, superflua ai fini di una più pronta definizione del contenzioso, non avendo avuto in concreto utilità per evitare il giudizio o per assicurare una tutela più rapida risolvendo problemi tecnici di qualche complessità.
Cassazione civile sentenza 15265 2023