L'Unione Nazionale dei Giudici di Pace (UNAGIPA) ha proclamato cinque giorni di sciopero, dal 21 al 25 novembre; all'astensione adersicono anche i magistrati c.d. onorari del tribunale e i vice procuratori onorari.
Sabato 19 Novembre 2016 |
Come si legge nel comunicato dell'Associazione, lo sciopero è stato indetto anche a seguito della notifica del ricorso collettivo al TAR Lazio per “il per il riconoscimento dello status di pubblici impiegati, l’inquadramento come magistrati ordinari e la correlata stabilizzazione, anche come risarcimento in forma specifica, per reiterata violazione da parte dello Stato Italiano di tutte le direttive comunitarie a tutela dei rapporti di lavoro pubblico e privato.”
La categoria contesta tra l'altro:
la privazione dell'autonomia degli Uffici del Giudice di Pace;
la disposizione, che prevede quattro mandati quadriennali ai magistrati onorari in servizio, la quale non appare tuttavia, sufficiente al fine di superare la violazione della clausola 5, punto 1, della direttiva comunitaria 1999/70/CE sul lavoro a tempo determinato, che vieta l'abuso di rapporti a termine;
la normativa, che introduce una tutela previdenziale in favore dei magistrati di pace, in quanto viola il principio di non discriminazione previsto dalla direttiva comunitaria laddove pone i contributi previdenziali integralmente a carico del magistrato (e comunque senza oneri per la finanza pubblica), diversamente da tutte le altre categorie di pubblici impiegati dello Stato, ai quali è riconosciuta una contribuzione dello Stato nella misura del 75%;
la previsione di una retribuzione, che seppure per non meno 2/3 costituita da una quota fissa (con incentivi sino al 50% del compenso fisso), è vincolata finanziariamente agli attuali stanziamenti di bilancio, assolutamente insufficienti a garantire un congruo stipendio ai magistrati di pace ed onorari, tenuto conto dell'alta funzione svolta e dell'esigenza di preservarne indipendenza ed imparzialità;
la previsione della possibilità di applicazione dopo il primo quadriennio dei giudici di pace in servizio nell'ufficio del processo, che costituisce una retrocessione sia sotto il profilo della qualifica professionale (da giudice con pieni poteri, il magistrato di pace diverrebbe un mero ausiliario del magistrato di carriera), sia sotto il profilo delle retribuzioni.