Consulta: le province sono utili … i tribunali no

Venerdi 5 Luglio 2013

La Corte Costituzionale, nel pronunciarsi in merito alle questioni di legittimità sollevate da molte province italiane a seguito dell’approvazione del D.L. n. 201/2011, conosciuto anche come “decreto salva Italia”, ha “bocciato” diverse norme che, nell’ottica della razionalizzazione della spesa pubblica, prevedevano la ripartizione delle competenze delle province nonché il riassetto territoriale con criteri basati sulla popolazione.

 

Nel frattempo molti enti avevano già iniziato a riorganizzarsi in base al decreto e questo dietro-front comporterà senz’altro degli oneri aggiuntivi, che si sommano al mancato risparmio che deriverà dal non poter attuare la riforma in tempi brevi.

 

In particolare la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale: dell’ articolo 23, commi 4, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21 bis del D.L. n. 201/2011, convertito con modificazioni dalla L. 214/2012 e degli articoli 17 e 18 del D.L. 95/2012, convertito con modificazioni, dalla L. 135/2012 per violazione dell’art. 77 della Costituzione, in riferimento agli articoli 117, comma 2 lett. p) e 133,  comma 1.

 

Tra le motivazioni addotte dalla Consulta vi è quella secondo cui “il decreto legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio”.

 

Leggendo tra le righe, si potrebbe anche cogliere un tentativo di ridimensionare il ricorso al decreto legge che, mai come in questi ultimi anni, è stato usato ed abusato, esautorando progressivamente il Parlamento delle sue funzioni.

Se ciò servisse a restituire un minimo di sovranità al Parlamento e a ridare il giusto peso alla Costituzione si potrebbe anche esclamare “ben venga questa sentenza”.

Purtroppo però, questa decisione inevitabilmente avrà come conseguenza quella di ritardare ulteriormente la lotta ai veri sprechi, quelli a nove cifre per intenderci, mantenendo così uno status quo che costringe, come si è visto negli ultimi decreti, a raggranellare le risorse necessarie a discapito dei “soliti noti”.

 

In quest’ottica si inserisce il decreto per il riassetto della geografia delle sedi giudiziarie (tribunali e sedi distaccate) che, a detta degli esperti, porterà un risparmio risibile rispetto alla portata della riforma, con ricadute negative sulle tasche dei cittadini.

 

Ebbene, su questo fronte la Consulta, inspiegabilmente ha giudicato infondate le questioni sollevate dai tribunali di Pinerolo, Alba, Sala Consilina, Montepulciano e Sulmona contro la loro soppressione ed è stata dichiarata inammissibile quella del Friuli Venezia Giulia.

 

Pertanto la soppressione di 30 tribunali (erano 31 ma si salverà solo il tribunale di Urbino nel distretto di Ancona) e 220 sedi distaccate diventerà presto una realtà con cui dovremo fare i conti, a meno di auspicati ripensamenti.

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