Decreto lavoro: aumentano gli acconti IRPEF e IRES

Giovedi 4 Luglio 2013

Come è noto, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 28 giugno 2013 il D.L. n. 76/2013 (detto anche "decreto lavoro") recante “Primi interventi urgenti per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, della coesione sociale, nonché in materia di Imposta sul valore aggiunto (IVA) e altre misure finanziarie urgenti”.

La copertura finanziaria per i maggiori oneri derivanti dall’applicazione del “decreto lavoro”, quantificati in poco più di 2 miliardi di euro, la maggior parte dei quali impiegati nei primi 3 anni, sarà trovata in parte attingendo a risorse precedentemente stanziate in altri provvedimenti e in parte con aumenti di entrate mediante anticipazioni fiscali e nuove imposte indirette.

  

Rinviato l’aumento dell’IVA

Il previsto aumento dell’IVA al 22%, con le conseguenze che tutti sappiamo sui consumi e sul rilancio dell’economia, non è stato abrogato, ma solo rinviato al 1° ottobre (art. 11, comma 1 del decreto).

Ricordiamo inoltre che per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa, incombe sempre il versamento del 16 dicembre in un unica soluzione, a meno che nel frattempo non vengano presi dei provvedimenti ad hoc.

 

Aumento acconto IRPEF e IRES

Per quanto riguarda gli aumenti in campo fiscale, che dovranno coprire circa 1,1 miliardi dei fondi necessari, segnaliamo:

1) Aumento dal 99% al 100% dell’acconto IRPEF per tutti i cittadini tenuti al versamento dell’imposta.

2) Aumento dal 100% al 101% dell’acconto IRES (imposta sui redditi delle società).

3) Aumento al 110% delle anticipazioni dei versamenti da parte di aziende e istituti di credito relativi alle ritenute sugli interessi e sui redditi da capitale.

 

Vediamo nel dettaglio cosa comportano tali aumenti nel concreto:

 

I commi n. 18 e 19 dell’ art. 11 stabiliscono l’aumento dell’acconto IRPEF e le modalità di calcolo e versamento a decorrere dal periodo di imposta 2013, e sono quindi già operativi per quanto riguarda i versamenti da effettuare nel 2013.

 

Comma 18.

A decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2013, la misura dell'acconto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è fissata al 100 per cento”.

Comma 19.

Per l'anno 2013, la disposizione di cui al comma 18 produce effetti esclusivamente sulla seconda o unica rata di acconto dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, effettuando il versamento in misura corrispondente alla differenza fra l'acconto complessivamente dovuto e l'importo dell'eventuale prima rata di acconto. Per i soggetti che si avvalgono dell'assistenza fiscale, i sostituti d'imposta trattengono la seconda o unica rata di acconto tenendo conto delle disposizioni contenute nel presente comma”.

 

In altre parole, chi deve versare l’acconto in due rate (17 giugno e 2 dicembre 2013) avendo calcolato la prima rata sulla base del 99% dell’IRPEF dovuta, come previsto dalla normativa previgente, al momento di versare la seconda rata, dovrà ricalcolare l’acconto complessivo applicando il 100% , e detrarre l’importo già pagato nella prima rata.

Per chi invece deve versare l’acconto IRPEF in un’unica soluzione entro il 2 dicembre (cioè se l’acconto Irpef calcolato è minore o uguale a € 257,52), pagherà il 100% in un'unica rata entro il 2 dicembre.

 

Il comma 20 stabilisce l’aumento dell’acconto per quanto riguarda l’imposta sul reddito delle società (IRES) che passa dal 100% al 101%.

Anche in questo caso vale lo stesso ragionamento sopra descritto per il calcolo della seconda rata.

 

Il comma 21 infine porta al 110% la percentuale dell’acconto sui redditi da capitale che aziende e istituti di credito che hanno emesso obbligazioni devono versare annualmente come anticipo sull'imposta da reddito di capitale (art. 26, DPR n. 600/73).

 

Da notare inoltre che nel decreto non è previsto alcun limite temporale all’applicazione di tali aumenti essendo indicato solo il periodo di inizio (“a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2013”).

 

Quanto all' opportunità di intervenire ancora una volta sugli acconti delle imposte sui redditi rileviamo che, se è vero che tali aumenti non comporteranno un incremento delle imposte cui si riferiscono (si tratta solo di anticipare un qualcosa che si pagherà meno successivamente), è pur sempre vero che a dicembre, periodo in cui si concentreranno molte scadenze fiscali, servirà maggior liquidità da parte di cittadini, imprese e professionisti.

E, come noto, di questi tempi la liquidità è un lusso che non tutti possono permettersi.

 

Riduzione di fondi già stanziati

Sempre per la copertura delle norme del “decreto lavoro” sono previste delle riduzioni da alcuni fondi già stanziati tra cui evidenziamo:

1) Riduzione di 220 milioni del fondo per il federalismo amministrativo (v. L. 59/1997).

2) Riduzione di 98 milioni del fondo per “interventi strutturali di politica economica” (art. 10, comma 5, D.L. 282/2004), istituito per la riduzione della pressione fiscale.

3) Riduzione per circa 290 milioni dell’autorizzazione di spesa relativa al fondo di cui all’art. 1, comma 139, L. 228/2012, per il pagamento dei canoni di locazione degli immobili conferiti dallo Stato ad uno o più fondi immobiliari per la riduzione del debito pubblico.

4) Riduzione di complessivi 270 milioni a partire dal 2015 del fondo di cui all’art. 1, comma 515, L. 228/2012, per l’esclusione dall’IRAP delle persone fisiche esercenti le attività commerciali di cui all’art. 35 del TUIR (DPR 917/1986), nonché arti e professioni, che non si avvalgono di lavoratori dipendenti e assimilati e che impiegano beni strumentali entro un determinato ammontare massimo stabilito con decreto del MEF.

 

Non è certo questa la sede in cui discutere o meno dell’efficacia delle norme previste dal “decreto lavoro” ma un cosa è certa: per interventi veramente risolutivi in materia di occupazione sono necessarie ingenti risorse.

E non può essere sufficiente spostare da una parte all'altra qualche risorsa già stanziata per altre finalità, o aumentare ulteriormente gli oneri fiscali, ma è necessario intervenire concretamente sui capitoli di spesa pià cospicui ed improduttivi.

Altrimenti non si farà altro che rimandare il problema, senza risolverlo alla radice, soprattutto in un momento in cui tutti i settori (imprese, professionisti, lavoratori dipendenti, artigiani ecc.) navigano nelle stesse cattive acque.

 

Qui il testo integrale del decreto.

 

Vedi anche:

La nuova imposta di consumo sulle sigarette elettroniche, prevista in questo stesso decreto, e l' aumento delle marche da bollo per la ricostruzione in Abruzzo.

 

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