Il bullismo e il cyberbullismo rappresentano due fenomeni distinti, ma accomunati dall’obiettivo di danneggiare e intimorire la vittima approfittando della sua debo lezza o fragilità.
Il bullismo si manifesta attraverso azioni di aggressione fisica, verbale o psicologica reiterate nel tempo, sempre più spesso all’interno di contesti scolastici.
Venerdi 1 Novembre 2024 |
Questo tipo di violenza può compromettere seriamente la serenità psicologica e l’integrità personale della vittima,minando la sua autostima e creando un ambiente insostenibile e intimidatorio e,nei casi più gravi,spingendolo al suicidio.
Al contrario,il cyberbullismo opera su un piano virtuale,sfruttando le tecnologie digitali per diffondere contenuti offensivi o lesivi che possono raggiungere un vasto pubblico.
A differenza del bullismo tradizionale, che è limitato a un contesto specifico, il cyberbullismo non conosce confini: l’aggressione può continuare ininterrottamente online,compromettendo la privacy e la reputazione della vittima in modo particolarmente devastante, e lasciando un impatto che può persistere a lungo.
Pertanto,bullismo e cyberbullismo sono tra le principali problematiche con le quali bambini e adolescenti si trovano a far fronte nei loro contesti di vita quotidiani.
Alcuni dati statistici
Il 15% degli adolescenti italiani (più di 1 su 6) dichiara di essere stato vittima di atti di bullismo e di cyberbullismo almeno una volta nella vita.
La percentuale è più alte tra le ragazze e tra i più giovani, con proporzioni di circa il 20% negli 11enni che progressivamente si riducono al 10% nei più grandi.
I dati emergono dalla VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children - Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del ministero della Salute, la collaborazione del ministero dell'Istruzione e del Merito e tutte le Regioni e Aziende Sanitarie Locali.
La ricerca è stata diffusa in occasione della giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo che coincide con la Giornata Europea della Sicurezza in Rete indetta dalla Commissione Europea (Safer Internet Day) che si celebra in contemporanea in oltre 100 nazioni di tutto il mondo.
Il 65% dei ragazzi teme di essere contattato da estranei adulti.
Seguono il bullismo (57%),l’oversharing di dati personali (54%),la visione di contenuti violenti (53%) o sessualmente espliciti (45%), l'invio di contenuti di cui ci si potrebbe pentire (36%), le spese eccessive (19%), il gioco d'azzardo (14%).
Sono alcuni dei dati del Report 'Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale', elaborato da Telefono Azzurro in collaborazione con Doxa kids.
Secondo un’altra indagine dell’Istituto di ricerca ’Eures per il 70,5% degli intervistati l'aspetto
fisico è il principale fattore di rischio.
L'aspetto fisico,seguito dall'orientamento sessuale e dal Paese di provenienza sono i principali fattori di rischio indicati dagli oltre 1600 studenti di 8 scuole romane (tra primarie e secondarie di primo e secondo grado nel periodo febbraio-novembre 2022) interpellati sul fenomeno del bullismo.
La più alta incidenza di vittime del fenomeno si registra infatti tra i bambini delle scuole elementari (dove il 50,5% afferma di esserne stato anche occasionalmente vittima), scendendo al 40,9% nelle scuole medie e al 33,3% nelle scuole secondarie superiori.
Il 70,5 per cento dei giovani intervistati colloca al primo posto, con il 70,5% delle indicazioni, l'aspetto fisico, come principale fattore di rischio.
Seguono le citazioni relative all'orientamento sessuale (30%) e all'etnia/ nazionalità di provenienza (27,3%).
Mentre l'isolamento e l'esclusione dal gruppo, le principali forme di violenza in cui si manifesta il bullismo secondo il sondaggio, sono stati sperimentati dal 44,8% delle vittime, con maggiore diffusione nelle scuole elementari (55,8%).
Si segnala inoltre come il 21,5% degli studenti delle scuole secondarie affermi di essere stato vittima del cyberbullismo.
A denunciare più frequentemente fenomeni di esclusione o isolamento sono gli studenti stranieri e le ragazze (52,8%).
L'esperienza diretta del bullismo comporta molteplici e durature ripercussioni sul benessere psico-fisico e relazionale delle vittime. Dall'indagine spicca che gli atti di bullismo vengono prevalentemente commessi all'interno della classe.
Gli autori (coetanei delle vittime nel 70,9% dei casi) sono soprattutto identificati come giovani di sesso maschile, che tendono ad agire "in branco".
Ma anche gli altri luoghi di aggregazione, seppure meno esposti al fenomeno, non ne sono immuni, come il quartiere e l'ambiente sportivo.
Significativa la quota di testimoni (il 32,7%) che afferma di "non aver fatto nulla", assistendo in maniera passiva agli atti di bullismo per non essere a sua volta preso di mira dai bulli e perché la vittima non rientrava nella sua cerchia di amici.
Il 15% degli adolescenti italiani (più di 1 su 6) dichiara di essere stato vittima di atti di bullismo e di cyberbullismo almeno una volta nella vita.
La percentuale è più alte tra le ragazze e tra i più giovani, con proporzioni di circa il 20% negli 11enni che progressivamente si riducono al 10% nei più grandi.
I dati emergono dalla VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children - Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), coordinato dall'Istituto Superiore di Sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del ministero della Salute, la collaborazione del ministero dell'Istruzione e del Merito e tutte le Regioni e Aziende Sanitarie Locali.
La ricerca è diffusa in occasione della giornata nazionale contro il bullismo e cyber bullismo che coincide con la Giornata Europea della Sicurezza in Rete indetta dalla Commissione Europea (Safer Internet Day) che si celebra in contemporanea in oltre 100 nazioni di tutto il mondo.
L’unico fatto positivo è quello che i giovani utilizzano la connessione anche per informarsi: il 28,5% degli 11-17enni legge riviste e giornali online (percentuale che sale al 37% nella fascia 14-17 anni) e sfrutta i social media come canali di informazione, anche se non sempre dichiara di sapersi difendere dalle insidie delle fake news.
Occorre,tuttavia,analizzare questi due fenomeni attraverso un approccio interdisciplinare, alla luce della nuova Legge 17 Maggio 2024 n.70,che ha apportato significative modifiche alla precedente Legge n.71/2017(Prevenzione e contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo).
La legge n. 71 del 29 maggio 2017, prima delle modifiche ultime,ha rappresentato il testo normativo più importante per la prevenzione e la lotta al fenomeno del cyberbullismo.
Innanzitutto il provvedimento ha chiarito che il termine cyberbullismo si riferisce a qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minori, realizzata per via telematica.
Include anche la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto uno o più componenti della famiglia della vittima, con il fine di isolarla, provocando danni o mettendola in ridicolo.
La legge in esame stabilisce poi che, i ragazzi ultraquattordicenni e i loro genitori o tutori, possono richiedere l’oscuramento, la rimozione o il blocco di contenuti online dannosi ai gestori dei siti internet o dei social media. In caso di mancato intervento dei gestori entro 48 ore, è possibile rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali, che è tenuto a intervenire entro 48 ore.
Infine poiché le scuole svolgono un ruolo fondamentale per la lotta contro il cyberbullismo,con la stessa legge è stato stabilito che ogni istituto scolastico è tenuto a promuovere l’educazione all’uso consapevole della rete internet e ai diritti e doveri connessi all’utilizzo delle tecnologie informatiche.
La normativa prevede, inoltre, che deve essere individuato in ogni scuola un referente per il cyberbullismo, responsabile di coordinare le iniziative preventive e di contrasto al fenomeno.
A tal fine i regolamenti scolastici devono includere sanzioni disciplinari per atti di cyberbullismo, commisurate alla gravità dei comportamenti posti in essere. Al fine di rafforzare la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo e del bullismo oltre a potenziare la protezione delle vittime,
La nuova legge 70/2024 é stata emanata nell’attuale contesto normativo nazionale ed europeo in tema di tutela dei dati personali dei minori e nel quadro costituzionale già delineato dalla legge n.71/2017 e delle procedure cautelari- amministrative in essa previste.
In particolare, secondo il Legislatore vanno analizzati i possibili reati, sia contro la persona che contro il patrimonio, che le varie condotte di bullismo e di cyberbullismo possono integrare e i profili nei quali essi possono essere compiuti (hate speech, flaming, sexting, sextortion, revenge porn, cyberstalking, happy slapping, harassment, doxing, denigration).
In particolae le nuove norme estendono espressamente l’applicazione della legge del 2017 anche al bullismo con l’introduzione della definizione di “bullismo”, che include le aggressioni o molestie reiterate, da parte di una singola persona o di un gruppo di persone, in danno di un minore o di un gruppo di minori, idonee a provocare sentimenti di ansia, di timore, di isolamento o di emarginazione, attraverso atti o comportamenti vessatori, pressioni o violenze fisiche o psicologiche,l’istigazione al suicidio o all’autolesionismo,le minacce o ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni.
Viene poi previsto dalla nuova legge il potenziamento del servizio di supporto psicologico agli studenti, consentendo alle Regioni di attivare, presso le istituzioni scolastiche, un servizio di assistenza psicologica per favorire lo sviluppo e la formazione degli studenti e prevenire situazioni di disagio, anche attraverso il coinvolgimento delle famiglie.
La legge introduce anche nuove norme per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo negli istituti scolastici, prevedendo che ogni scuola istituisca un tavolo permanente di monitoraggio composto da rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie ed esperti di settore e che adotti un codice interno per la prevenzione e il contrasto di questi fenomeni.
Inoltre, se un dirigente scolastico viene a conoscenza di atti di bullismo o cyberbullismo, è tenuto ad informare tempestivamente i genitori ed a promuovere adeguate iniziative di carattere educativo nei confronti dei minori coinvolti.
Nei casi più gravi,se si tratta di condotte reiterate o se le iniziative di carattere educativo adottate dalla scuola non hanno avuto esito positivo, il dirigente scolastico deve rivolgersi alle autorità competenti.
Un’altra importante novità è rappresentata dalle misure rieducative previste per i minori responsabili di condotte aggressive o lesive della dignità altrui.
Il Tribunale per i minorenni potrà disporre lo svolgimento di progetti di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali.
Questi percorsi potranno prevedere lo svolgimento di attività di volontariato sociale, la partecipazione a laboratori teatrali o di scrittura creativa, a corsi di musica e lo svolgimento di attività sportive, artistiche o altre attività idonee a sviluppare nel minore sentimenti di rispetto nei confronti degli altri e ad alimentare dinamiche relazionali sane e positive tra pari e forme di comunicazione non violente.
Infine, la legge n. 70/2024 istituisce la “Giornata del rispetto” il 20 gennaio di ogni anno, in memoria di Willy Monteiro Duarte,giovane vittima di un grave episodio di bullismo,
A tal fine le scuole si dedicheranno ad affrontare le tematiche del rispetto degli altri, della sensibilizzazione contro la violenza psicologica e fisica e del contrasto di ogni forma di discriminazione e prevaricazione.
In sintesi,l’art.1 del provvedimento modifica la legge n. 71/2017, estendendone l’applicazione alla prevenzione e contrasto non solo al cyberbullismo ma anche al bullismo, incrementando le risorse a disposizione per campagne informative di prevenzione e sensibilizzazione, prevedendo :
la possibilità per le Regioni di promuovere iniziative affinché sia fornito alle istituzioni scolastiche che lo richiedano un servizio di sostegno psicologico per gli studenti,
l'adozione, da parte di ciascun istituto scolastico, di un codice interno per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo,
l'obbligo del dirigente scolastico che venga a conoscenza, nell'esercizio delle sue funzioni, di episodi di bullismo e di cyberbullismo, di informare i genitori dei minori coinvolti e di applicare le procedure previste dalle linee di orientamento ministeriale, promuovendo adeguate iniziative di carattere educativo.
L'art. 2 interviene sul regio decreto-legge 1404/1934 (cd. "legge minorile") e, in particolare, sulla disciplina delle misure coercitive non penali che possono essere adottate dal tribunale per i minorenni (divenuto tribunale per le persone, per i minorenni e per le famigle a seguito del d. lgs. 145/2022, cd. "riforma Cartabia"), inserendo espressamente, tra i presupposti per l'adozione di tali misure, il riferimento a condotte aggressive, anche in gruppo e per via telematica, nei confronti di persone, animali o cose o lesive della dignità altrui.
Viene, inoltre, modificato il procedimento per l'adozione delle misure, prevedendo un intervento preliminare con un percorso di mediazione o un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa o riparativa, sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali minorili, all'esito del quale il tribunale può disporre la conclusione del procedimento, la continuazione del progetto ovvero l'affidamento del minore ai servizi sociali o il collocamento del minore in una comunità.
L'art. 3 reca una delega legislativa al Governo per l'adozione, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, di uno o più decreti legislativi al fine di prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo. Si prevedono, fra l'altro, l'implementazione del numero pubblico di emergenza 114, rilevazioni statistiche da parte dell'ISTAT, l'obbligo di richiamare espressamente nei contratti con i fornitori di servizi di comunicazione elettronica le disposizioni civilistiche in materia di responsabilità dei genitori per i danni cagionati dai figli minori e le avvertenze del regolamento europeo in materia di servizi digitali e campagne di prevenzione e sensibilizzazione da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri.
L'art. 4, come innanzi ricordato,istituisce la «Giornata del rispetto», quale momento specifico di approfondimento delle tematiche del rispetto degli altri, della sensibilizzazione sui temi della non violenza psicologica e fisica, del contrasto di ogni forma di discriminazione e prevaricazione.
La Giornata verrà celebrata il 20 gennaio e nella settimana che precede la Giornata, le scuole possono riservare adeguati spazi per lo svolgimento di attività didattiche volte a sensibilizzare gli alunni sul significato della ricorrenza stessa e delle attività previste dalla legge in commento.
L'art. 5 prevede che siano apportate, con successivo atto regolamentare, le opportune modifiche allo Statuto delle studentesse e degli studenti (DPR 249/1988), prevedendo, fra l'altro, nell'ambito dei diritti e doveri degli studenti, l'impegno della scuola a porre progressivamente in essere le condizioni per assicurare l'emersione di episodi di bullismo e cyberbullismo, di situazioni di uso o abuso di alcool o di sostanze stupefacenti e di forme di dipendenza.
Tanto è divenuto oggetto delle recenti Linee Guida emanate dal Ministro dell’Istruzione.
La Giustizia Riparativa contro il bullismo
In generale,la giustizia riparativa rappresenta un approccio innovativo nel panorama giuridico, con l’obiettivo di riparare il danno e recuperare le relazioni compromesse dal reato o dal conflitto, piuttosto che limitarsi a infliggere una sanzione punitiva.
Questo modello si distingue dal sistema retributivo tradizionale, orientato principalmente alla punizione, poiché considera il reato non come un semplice atto contro la legge, ma come un’offesa alle persone e alle relazioni sociali.
Secondo la Dottrina prevalente,la giustizia riparativa applicata al bullismo e cyber bullismo può rappresentare un nuovo modello innovativo che promuove la ripara zione del danno e la riconciliazione tra le parti.
L’introduzione di una disciplina organica della giustizia riparativa in Italia con il D.Lgs. 150/2022 ha fornito una base legale a strumenti come la mediazione dei conflitti e l’intervento diretto delle parti.
Questo approccio è particolarmente efficace nei casi di bullismo e cyberbullismo, situazioni in cui i danni inflitti non sono soltanto materiali, ma anche psicologici e sociali, rendendo essenziale una risposta che vada oltre la punizione, come afferma Paolo De Simone,Magistrato, in un testo pubblicato a comento delle nuove norme.
L’obiettivo principale della giustizia riparativa nei casi di bullismo e cyberbullismo è quello di trasformare il conflitto e sanare il danno emotivo e sociale subito dalle vittime, favorendo allo stesso tempo la responsabilizzazione dei colpevoli. Attraverso un processo di dialogo e di riflessione, la giustizia riparativa mira a offrire alla vittima la possibilità di esprimere il dolore subito e di ricevere un riconoscimento autentico del torto che le è stato inflitto.
Al tempo stesso, si pone come strumento per responsabilizzare chi ha causato il danno, aiutandolo a comprendere profondamente le conseguenze delle proprie azioni e l’impatto che queste hanno avuto sulla vita altrui.
Questo approccio non solo mira a ricostruire una relazione tra le parti, ove possibile, ma contribuisce anche a ridurre il rischio di recidiva, educando al rispetto e alla comprensione reciproca.
Tra le forme di giustizia riparativa più utilizzate nei casi di bullismo e cyber bullismo vi è la mediazione tra vittima e responsabile.
In questo contesto, un mediatore penale facilita l’incontro tra le parti, creando uno spazio sicuro in cui possono esprimere apertamente i propri sentimenti, condividere esperienze e lavorare insieme per trovare una soluzione che porti a un senso di riparazione.
Un esempio emblematico in Italia è stato quello del Tribunale dei Minori di Milano, dove un gruppo di adolescenti coinvolti in un caso di cyberbullismo ha partecipato a incontri mediati con la vittima, culminati in una sincera riflessione e scuse, accompagnate dalla creazione di un progetto educativo volto a sensibilizzare i coetanei sul tema.
Un’altra forma di intervento è rappresentata dalla mediazione scolastica e dalla mediazione tra pari, un metodo in cui gli studenti stessi vengono formati come mediatori per aiutare a risolvere i conflitti all’interno delle loro scuole.
la legge ha incoraggiato l’adozione di programmi di mediazione scolastica, che offrono agli studenti l’opportunità di comprendere e risolvere i conflitti in modo costruttivo e indipendente.
Questo approccio non solo promuove la responsabilizzazione, ma contribuisce anche a creare un ambiente scolastico più sicuro e inclusivo.
Infine, una forma di giustizia riparativa particolarmente utile è costituita dai progetti di sensibilizzazione e di formazione per i giovani che sono stati coinvolti in atti di bullismo o cyberbullismo.
In tali percorsi, il responsabile ha l’opportunità di approfondire le tematiche legate al rispetto, alla responsabilità e alle conseguenze del proprio comportamento.
In un caso trattato dal Tribunale dei Minori di Roma, ad esempio, un giovane che aveva diffuso messaggi denigratori sui social media è stato inserito in un programma di formazione che lo ha visto impegnarsi attivamente in attività di sensibilizzazione nelle scuole, aumentando la consapevolezza sui pericoli del cyberbullismo.
Conclusioni
Per concludere,la nuova legge 70/2024 rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il bullismo e il cyberbullismo nelle scuole italiane, fornendo strumenti più efficaci per proteggere gli studenti e promuovere un clima scolastico sicuro e rispettoso.
La giustizia riparativa si presenta come un approccio alternativo e costruttivo per affrontare i conflitti derivanti dal bullismo e dal cyberbullismo, ponendo al centro della risposta il recupero delle relazioni e il benessere della comunità.
Se il modello punitivo tradizionale si limita a sanzionare l’aggressore, la giustizia riparativa favorisce un coinvolgimento attivo delle parti, permettendo alla vittima di sentirsi riconosciuta e ascoltata, e al colpevole di prendere coscienza delle conseguenze delle proprie azioni. In questo modo, non solo si cerca di sanare il danno, ma si contribuisce anche a costruire una cultura di rispetto e responsabilità, che rappresenta il fondamento di una società più giusta e solidale.
Questo modello di giustizia, fondato sulla logica della negoziazione piuttosto che su un paradigma di tipo autoritativo - impositivo, non è volto alla restaurazione dell’ordine giuridico violato(come sostiene V,Patanè,I minori e la G.R., in Il Riformista,Giugno 2024).Ma alla ricomposizione dei rapporti sociali, attraverso soluzioni provenienti dagli stessi protagonisti del conflitto, attraverso un percorso, guidato da un soggetto neutrale qual’é il mediatore che mira a ripristinare il canale di comunicazione interrotto dalla commissione del reato.
Tale tecnica di intervento sul conflitto, pur avendo già trovato riconoscimento nella prassi, soprattutto nel sistema di giustizia minorile, attraverso protocolli operativi abbastanza consolidati, è rimasta priva di una cornice normativa fino all’approvazione del d.lgs. n. 150/2022, che ha introdotto, per la prima volta in forma organica e strutturalmente autonoma, una disciplina della giustizia riparativa in materia penale.
A differenza del processo, che mira a ricostruire la verità dei fatti attraverso il contraddittorio tra le parti, la priorità teleologica della restorative justice è individuare una soluzione condivisa, attraverso un modello ontologicamente anticognitivo: una verità che si fonda su una ricostruzione dei fatti così come accettata dai protagonisti del conflitto e non resa oggetto di un giudizio formulato da un terzo.
I programmi di giustizia riparativa e la mediazione penale in particolare, grazie a questa attitudine a gestire il conflitto derivante da reato secondo modalità che enfatizzano il ruolo delle parti nella ricerca di una soluzione, sono preziosi strumenti di intervento sul minorenne indagato o imputato, capaci, nel segno della minima offensività e della de-stigmatizzazione, di promuovere quel confronto reo-vittima, che rappresenta una componente cruciale del percorso di maturazione e responsabilizzazione.
Il consenso delle parti - informato, libero e consapevole - è previsto quale condizione imprescindibile per avviare un percorso riparativo e garantire l’assoluta mancanza di coercizione, prevenendo qualsiasi forma di ricatto o pressione, diretta o indiretta, tanto sull’autore del reato come pure sulla vittima. Profilo, questo, che acquista un rilievo particolare nell’ipotesi in cui una o entram be le parti siano minorenni; proprio focalizzando l’attenzione sulle esigenze ricon nesse alla vulnerabilità della condizione minorile, la normativa sancisce un princi pio di specializzazione nei percorsi formativi dei mediatori e l’assenso dell’eser cente la responsabilità genitoriale accanto al consenso prestato dal minore in ordine all’accesso ai programmi di giustizia riparativa.