I familiari del defunto non vengono informati della cremazione: sì al risarcimento

A cura della Redazione.

La Corte di Cassazione nella sentenza n. 370 del 10 gennaio 2023 affronta la delicata tematica del diritto dei parenti del defunto al risarcimento dei danni non patrimoniali patiti a seguito della cremazione dei resti del padre, successiva alla riesumazione, senza alcun preavviso né informativa ai congiunti.

Mercoledi 11 Gennaio 2023

Il caso: Mevia conveniva in giudizio La Alfa s.p.a. (concessionaria e titolare di affidamento diretto, da parte del Comune di dei servizi cimiteriali di sepoltura e di movimentazione defunti), per sentirla condannare al risarcimento del danno non patrimoniale patito a seguito della cremazione dei resti del padre, successiva alla riesumazione, che assumeva avvenuta in violazione della normativa vigente.

In particolare deduceva che né lei, né la madre (all'epoca ancora vivente), né la sorella erano state informate della cremazione in quanto la società si era limitata a trasmettere una raccomandata alla sola attrice, che non l'aveva ricevuta in quanto era stata inviata (senza alcuna preventiva verifica anagrafica) all'indirizzo riportato nella fattura relativa alle spese di sepoltura, che non era più -da anni- quello effettivo della destinataria; se opportunamente informati, i familiari del defunto avrebbero optato per una nuova inumazione, anziché per la cremazione.

Il tribunale accoglieva la domanda; la sentenza di primo grado veniva poi confermata dalla Corte d'Appello.

La società soccombente ricorre in Cassazione, che, nel rigettare il ricorso, coglie l'occasione per specificare la normativa in materia:

a) la legge n. 130 del 2001 ha demandato ad un successivo regolamento la nuova disciplina di polizia mortuaria, ponendosi però essa stessa come fonte di quella disciplina in alcuni casi particolari: all'articolo 1 lettera g, la norma prevede che " l'ufficiale dello stato civile, previo assenso dei soggetti di cui alla lettera b) numero 3), o, in caso di loro irreperibilità, dopo trenta giorni dalla pubblicazione nell'albo pretorio del comune di uno specifico avviso, autorizza la cremazione delle salme inumate da almeno dieci anni e delle salme tumulate da almeno venti anni”;

b) la norma contempla almeno due forme alternative di comunicazione agli interessati, che esauriscono le ipotesi che si possono verificare in concreto; nel caso in esame è pacifico che la comunicazione individuale è stata effettuata a domicilio non corretto, per poi essere rinnovata, ma erroneamente, mediante pubblici proclami;

c) l' interesse dei parenti ad avere un luogo per onorare il defunto, e l'interesse a che tale luogo non sia trasformato, è esplicazione di un diritto della personalità, o di una manifestazione del diritto alla personalità, posto che il culto dei defunti è parte della vita personale di ciascuno, e dunque momento di sviluppo della personalità, cui concede rilevanza l'articolo 2 della Costituzione;

d) le leggi ordinarie stabiliscono le modalità di tutela di tale diritto, ma esso è innanzitutto un diritto che trova ragione nella Carta fondamentale, e precisamente nei citati articoli 2 e 13: ciò si dice in quanto i congiunti del defunto, di cui si discute, hanno chiesto il risarcimento del danno non patrimoniale, che, come è noto, in assenza della previsione espressa di un suo risarcimento, è risarcibile ove derivi dalla violazione di interessi costituzionalmente tutelati;

e) l'interesse al culto dei defunti non è leso soltanto dalla distruzione o dispersione del cadavere, ma altresì dalla imposizione di forme di culto che non sono previamente accettate dai parenti del defunto; questa conclusione è imposta proprio dalla necessità del consenso dei parenti: prevedendo che la trasformazione in cenere debba essere autorizzata, è la legge stessa che considera lesione del diritto una trasformazione che ne prescinda.

f) e' la stessa legge, ossia, a dare rilevanza al mero trasferimento (oltre che alla trasformazione) della salma, ossia è la legge stessa a riconoscere un diritto ad opporsi alla cremazione, e da ciò si deduce che la cremazione, se non autorizzata, è atto lesivo del diritto di culto.

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